Non schiacciare il “pulsante emotivo”! Come riconoscere e gestire le nostre reazioni
Travolti dalla rabbia abbiamo urlato senza riuscire a fermarci per pensare, per ragionare. Una o più volte può essere capitato a tutti noi. Di sentirci magari coperti di vergogna o umiliati per una critica del nostro capo al lavoro oppure abbandonati o non amati a causa di un gesto o una parola detta dai nostri partner. Ma perché ci sentiamo e ci comportiamo così?
Tutti noi abbiamo una sorta di “pulsante emotivo” o “trigger”. Quando questo viene premuto si innescano i ricordi collegati alle memorie traumatiche, eventi che ci hanno causato sofferenza. Il trigger è dunque il fattore scatenante che è alla base di alcune nostre reazioni un po’ eccessive che possono causare situazioni di profondo disagio emotivo e difficoltà nelle relazioni familiari e sociali.
Un’emozione, un gesto, uno sguardo, una parola, una situazione, una sensazione fisica, un odore: tutti questi sono stimoli che possono fungere da trigger e farci rivivere, nel qui e ora, un ricordo traumatico o un evento negativo, in genere legato alla nostra infanzia o ad una precedente relazione e in cui ci siamo sentiti o siamo stati minacciati, umiliati, criticati, non amati, derisi, svalutati, maltrattati o abusati. Situazioni in cui certamente non ci siamo sentiti al sicuro, protetti.
La nostra attivazione è dunque automatica e inconsapevole quando percepiamo tali stimoli. In queste circostanze la nostra capacità riflessiva è ridotta o non accessibile, la nostra capacità di rispondere in maniera flessibile o ragionata viene sostituita da automatismi di comportamento. Ma quando le nostre emozioni e le nostre reazioni diventano così intense, a volte anche troppo, è importante chiedere aiuto. All’interno di una relazione terapeutica possiamo imparare ad “osservare” i nostri sentimenti, i pensieri, le sensazioni e i comportamenti e capire cosa possa averli attivati anziché esserne viceversa travolti.
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